Viole fatate…

Della famiglia delle violacee, sono diffuse in tutti i continenti, ma, se da noi si riconoscono subito per la forma irregolare dei fiori, quelle delle regioni tropicali o subtropicali sono invece di tipo arbustivo e anche arboreo. In primavera i boschi ne sono pieni.
Il piccolo popolo ama questo grazioso e profumatissimo fiore. Sembra che durante le ridde notturne le fate facciano a gara a raccogliere rugiada dai fiori di viola!

Le violette selvatiche sono spesso associate al mito greco di Persefone, poiché quando la Dea era fuori nei campi a raccogliere i fiori, Ade la rapì negli Inferi; sono fiori simboli del cambiamento, della transizione, della trasformazione e del ciclo di morte e rinascita. Nel Medioevo, la viola rappresentava l’amore rinnovato, fragile, mutevole e transitorio; eppure, ai tempi Vittoriani, nel linguaggio dei fiori la viola era un simbolo di costanza.

Nel Devon, i vecchi contadini diffidano di portare violette (e bucaneve) in casa, perché questo maledirà le galline della contadina e le renderà incapaci di fare uova. Sognare di viole è segno di buon auspicio, tuttavia, indossarle sui fiori appuntati sui vestiti. Lasciali vivere nel bosco alla portata di mano per le fate, accanto a una ciotola di latte fresco.

In medicina sono state sfruttate tutte le parti della pianta: i fiori in fusione o sciroppo, per calmare la tosse e come sudoriferi; le parti sotterranee, più o meno emetiche e purgative; le foglie, che in cataplasma sono emollienti; tuttavia, a parte il suo impiego nella cura delle affezioni delle vie respiratorie, oggi la farmacopea ufficiale ne ha abbandonato l’uso.
Le api, all’inizio della primavera, ne suggono volentieri il nettare, soprattutto quando i calabroni hanno aperto loro la strada lacerando lo sperone del petalo posteriore.
La curiosità botanica più rilevante circa le corolle della viola è il fenomeno della “cleistogamia”, detta anche fecondazione a fioritura chiusa, si verifica nelle pianticelle del sottobosco dove, talvolta, l’ombra è così densa da pregiudicare la schiusura delle corolle e così impedire agli insetti di compiere la loro opera di trasporto del polline da un fiore all’altro. Ebbene, in questa situazione, le piante decidono di provvedere all’autofecondazione: nel chiuso della corolla si forma il seme che poi matura e cade al suolo assicurando la perpetuazione della specie.

Per il loro profumo discreto e il loro formato minuscolo, sono state scelte in poesia come simbolo di modestia e discrezione nascosta. Secondo il mito, la figlia di Atlante per sfuggire alle brame di Apollo, sarebbe stata trasformata in viola. Madame de Sevigne chiamava Mademoiselle de la Vallière l’ “umile violetta”. Uno dei premi dei giochi floreali era una viola d’oro.

Nel giardino di una piccola, sperduta isola, Sant’Elena, è nata l’ultima leggenda legata al ricordo del vincitore di Jena e di Austerlitz, al grande sconfitto di Waterloo. Una leggenda che racconta la tragica notte della morte di Napoleone, mentre infuriava un fortunale che abbatteva gran parte degli alberi che facevano corona alla sua casa.
Al mattino, fra tanti rami stroncati e arbusti divelti, due angoli apparvero intatti, quasi il vento non li avesse sfiorati: dove stava una quercia e il tappeto di viole dinnanzi alla camera dell’Imperatore.
Forse non è andata proprio così, ma per i bonapartisti, il tappeto di viole fiorito il mattino del cinque maggio ha finito per diventare un simbolo preciso: grandeur e umiltà unite insieme.

Tutte queste qualità dovevano essere ben note anche a un altro personaggio, meno reale ma altrettanto noto, ossia Giove, che volendo intrecciare un rapporto d’amore con la ninfa Io, non trovò di meglio che tramutarla in una giovenca, commettendo una grave mancanza di delicatezza cui il padre degli dei pensò di porre rimedio inventando uno straordinario e raffinatissimo pascolo per la malcapitata: un grande prato coperto di viole costantemente in fiore.
Gli esempi, mitologici e romantici potrebbero continuare per pagine e pagine, ma la più bella celebrazione delle viole sta nella loro stessa grazia, in quel loro timido apparire tra i fili d’erba, nella soavità del loro profumo, nell’armonia dei loro colori.
Nel linguaggio dei fiori, sta a significare l’amore segreto: “nascondiamo il nostro amore”.

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