A lungo abbiamo aspettato l’estate, perché assieme ad un periodo di ben meritato riposo, ci ha portato le delizie di un flusso di energie solari piene e ristoratrici. Adesso, come ci insegnano gli esseri di luce, è invece ora di custodire gli attrezzi nei capanni e di coprire i covoni, in attesa dell’imminente cambiamento del tempo. Lammas, secondo la tradizione nordica, dedicato al matrimonio fra due dei del Walhalla: Odino e Frigg. Anche i Celti festeggiavano in questo giorno la “Lughnasadh” o “Festa di Lugh”, detta pure “Luna del raccolto”. I romani veneravano le due divinità “Victoria et Spes”.
Così in questa fase astronomica dove il sole sta cominciando ad allontanarsi da noi, o meglio noi ci stiamo inclinando in posizione di “afelio”, sentiamo gradualmente venir meno il suo calore, ma non certo la sua energia che è come “incapsulata”, prima di una nuova espansione.
Gli Egizi, anche nelle ore notturne, lo adoravano come “Khepra” il sacro scarabeo, perché come l’insetto abituato a trascinare le uova verso Est, sarebbe ancora apparso all’Oriente di un nuovo mattino nel fulgore di Ra.
Lugh è anche divinità delle arti, letteralmente “ugualmente abile in tutte le arti” e “l’essere luminoso dalla mano abile”. Le origini della festa di Lughnasadh sono collegate però non tanto a Lugh quanto alla sua madre adottiva Tailtiu, la quale si affaticò per preparare le pianure irlandesi all’agricoltura e così morì, dopo aver chiesto che queste terre diventassero la sua tomba. Lugh ordinò che gli uomini di Irlanda tenessero una festa annuale all’anniversario della sua morte, istituendo i giochi funebri in suo onore. La tradizione di giochi funerari ha paralleli in molte culture, basti ricordare le cerimonie funebri dei guerrieri morti ricordate nell’Iliade. Il vero scopo della festa è il raduno delle popolazioni al momento del raccolto sulle terre coltivate, terre che costituiscono il corpo materiale della Dea della Terra, gli stessi raccolti sono anche essi parte del corpo della Dea.
In questo periodo dell’estate avanzata, si lasciavano alle spalle le fatiche e le preoccupazioni del raccolto del fieno e ci si preparava a mietere grano e orzo, le messi che il calore del sole aveva fatto maturare. Lughnasadh era occasione di raduni e feste per le tribù celtiche, in cui ci si dedicava a giochi, gare e banchetti. Era tempo di mostrare la velocità dei propri cavalli e di competere in gare di abilità e forza: ciò era anche un allenamento alle fatiche del raccolto, in cui la velocità e la resistenza erano doti essenziali in epoche prive di macchine.
I raduni erano occasioni per tenere fiere in cui venivano ingaggiati braccianti e venduti animali. La festa durava due settimane e si diceva che finché sarebbe durata questa tradizione, ci sarebbe stato “grano e latte in ogni casa, pace e bel tempo per la festa e il raccolto”.
La pianta sacra di Lughnasadh è la spiga di grano o di orzo. Lugh e Llew sono divinità del grano, di morte e di rinascita, perchè il grano tagliato rinasce come farina e pane.
Durante i raccolti si credeva anticamente che una forza sacra si incarnasse nell’ultimo covone mietuto. Questo spirito del grano era identificato spesso nell’ultimo mietitore che raccoglieva l’ultimo covone. In tempi antichi egli era sacrificato e le sue ceneri sparse nei campi. Poi si passò a sacrificare animali e bruciare fantocci, ma il significato era sempre quello: il sacrificio della divinità primordiale, che moriva come re del grano e il cui sangue benediceva la terra, garanzia di futuri e abbondanti raccolti.
*Lugnassad è la prima dell tre feste del raccolto (e si festeggia quello del grano in particolare), ringraziamento alla terra per i suoi doni. Veglia per il dio del sole (Lugh), che si festeggia con danze, giochi e fuochi. Festa del pane (lammas). Festa delle dee Diana e Artemide. È il giorno in cui inizia l’autunno. Momento molto adatto alla meditazione e alle attività spirituali.
Lughnasadh (chiamata anche Lammas dai sassoni) cade il 1° agosto e segnava l’inizio della stagine dei raccolti. Tutti i riti di Lughnasad miravano ad assicurare una stagione di frutti generosi, in quanto un raccolto abbondante assicurava la sopravvivenza della tribù durante i freddi e sterili mesi invernali. Si praticava anche la raccolta dei mirtilli a scopo divinatorio: se i mirtilli erano abbondanti, si riteneva che il raccolto sarebbe stato più che sufficiente. All’alba della vigilia di Lughnasad si costruivano piccole capanne coperte di fiori, possibilmente vicino a corsi d’acqua, dove gli innamorati dormivano insieme la notte del 31 Luglio. A Lughnasadh si onoravano Lug, Dio associato sia con il Sole che con la fertilità agricola, e Arianrhod, Dea delle Luna e dell’Aurora. In loro onore si tenevano gare di destrezza sportiva. (questo paragrafo di testo * è tratto dal sito “Il cerchio della Luna“
Questo momento dell’anno, dominato dal calore solare e dalla generosità della natura, vede la fine degli sforzi umani per portare a compimento il ciclo agrario con il raccolto.
Lughnasadh per noi dovrebbe essere tempo di gioia e di vacanze, un periodo in cui raccogliamo e godiamo i frutti delle nostre fatiche. Le cose che abbiamo portato a termine al Solstizio ora sono mature e possiamo vedere i primi risultati delle nostre azioni intraprese nei mesi precedenti.
Ma è anche un momento di preparazione per il futuro, di riflettere che presto sarà autunno e che dovremo affrontare una fase diversa. Per capire l’importanza di questa festa nella nostra vita psichica, ci occorre comprendere l’importanza del tema di morte e di rinascita nelle nostre vite. Diventiamo consapevoli che la vita umana cresce e poi declina, è una ruota che deve continuamente essere equilibrata. Questo è il culmine dell’anno ma anche l’inizio del processo del suo declino. E’ inutile comprendere l’idea del sacrificio in termini di trasformazione, non tanto di morte bensì di lasciare andare via qualcosa per arrivare ad un più alto livello creativo nella nostra vita. Il grano sacrificato diventa pane, il frutto viene raccolto in modo che ci possa nutrire. Lughnasadh è festa di trasformazione e la rinascita è la legge perpetua della natura.
Proviamo ad andare nei campi dopo la mietitura: se sarete fortunati potremo trovare alcune spighe sopravvissute alle implacabili mietitrebbiatrici. Raccogliamole e formiamo con esse una bella ghirlanda intrecciata con nastri dorati, il colore del dio Lugh. Conserviamola in casa o regaliamola alla persona più cara, come auspicio d’abbondanti raccolti materiali e spirituali nelle nostre vite.