La Digitale è un’erba amata dalle fate, nei boschi indica la loro presenza. Le fate possono essere attratte da un giardino dove sono messe a dimora delle digitali. La rugiada raccolta dai fiori viene utilizzata negli incantesimi per comunicare con il piccolo popolo, si devono indossare dei guanti quando si maneggia la pianta poiché tossica. In Scozia, le foglie delle digitali erano sparse sulle culle dei bambini per proteggersi dagli incantesimi delle streghe, venivano messi nei panni dei bambini per lo stesso motivo (e anche come cura per la scarlattina). Si dice che raccogliere fiori di digitale porti sfortuna forse perché si privano le fate, gli elfi e i pixies di un’erba che amano particolarmente; nel nord dell’Inghilterra, si racconta che i fiori di digitale in casa diano libero accesso al diavolo.
Una vecchia leggenda spiega perché le digitali dondolano e ondeggiano anche quando non c’è vento: questa pianta si inchina al popolo delle fate mentre passano. I guanti delle digitali contengono la digitalina, un glicoside usato per trattare le malattie cardiache. Questa potente erba è stata utilizzata per produrre cardiotonici per il cuore sin dai tempi dei romani e celti.
In epoca romana, la digitale era un fiore sacro alla dea Flora, che con i fiori toccava Era sul petto e sul ventre per impregnarla del succo del dio Marte. Da allora la pianta è stata associata all’ostetricia e alla magia femminile, così come alle “streghe bianche” (praticanti di magia benigna e curativa) che vivono allo stato brado con famigli volpi, questi ultimi raffigurati con campanelli di digitale incantati al collo. Nei giardini medievali si credeva che la pianta fosse sacra alla Vergine Maria.
Gli studiosi sono divisi sulla provenienza del nome comune Digitalis purpurea . In alcune zone delle isole britanniche il nome sembra essere legato alla credenza che associa i fiori al popolo delle fate, mentre in altri luoghi l’erba è anche conosciuta come “dita di volpe”, i suoi fiori vengono usati come guanti dalle volpi per conservare rugiada sulle loro zampe. Un’altra leggenda racconta che il nome derivi dalla parola anglosassone foxes-gleow , ghirlanda di fiori. Nelle credenze norrene le volpi indossano i fiori di digitale a forma al collo; il suono delle campane era un incantesimo di protezione contro cacciatori e segugi.
Testi e progetto di Terri Windling (writing by Terri Windling) che ringrazio .
Terri thank you for your precious words that become dreams.
Author Biography
Artwork by Brian Froud,“Foxgloves” by Kelly Louise Judd
“Rosie” by wildlife photographer Richard Bowler.“Foxglove” by botanical artist Christie Newman