La dea è la sorgente della vita e il suo grembo è il calderone della
creazione che genera il mondo.
Tramite lei, tutta la vita prende forma.
Nelle leggende e nell’iconografia irlandese e gallese,
il suo grembo è rappresentato dal calderone
perennemente colmo dell’Altro regno, pieno di carni saporite per
festeggiare e per riportare in vita i guerrieri morti.
Attraverso il grembo della dea, la vita si riempie di energie
che provengono da una sorgente inesauribile e senza tempo.
Inutile sottolineare l’importanza che la dea riveste per la Via feerica, che sembra un diretto retaggio del passato neolitico. Nel suo libro “Il linguaggio della Dea”, Marija Gimbutas parla in questi termini della concezione neolitica del mondo: la dea in tutte le sue manifestazioni era il simbolo dell’unità di ogni vita nella natura.
Il suo potere risiedeva nell’acqua e nella pietra, nella tomba e nella grotta, negli animali e negli uccelli, nei serpenti e nei pesci, nelle colline, negli alberi e nei fiori.
Da questo deriva la concezione olistica della sacralità e del mistero di tutto ciò che è sulla terra. Potrebbe essere benissimo una sintesi della Via feerica. Quasi certamente le credenze feeriche derivano dalla cultura matrilineare neolitica.
Osservare la ceramica e la scultura di tale cultura equivale a vedere i vortici, le modanature spezzate e le spirali della sfera energetica sottesa alla materia, e insieme a recuperare un sentimento della sacralità di ogni esperienza quotidiana, entrambi componenti importanti delle credenze feeriche. Sebbene distrutta da orde di invasori, questa meravigliosa cultura ha lasciato un retaggio per noi del tardo ventesimo secolo: un retaggio nascosto in disegni antichi, pietre sacre, frammenti di racconti atavici. Se diamo un’ occhiata a questo tesoro, possiamo forse constatare che il popolo della pace, i luminosi, sono pur sempre sulle loro antiche colline attorno ai loro antichi altari. E allora potremo davvero percorrere le antiche vie.
La vita inizia nel grembo della dea che incessantemente genera la Via Lattea. Le stelle, la luna, i pianeti, gli alberi, le piante, gli animali, le persone e tutto ciò che deve ancora nascere provengono dal suo grembo. La vita sgorga da un’enorme forza interiore,magnificamente, intensamente e incessantemente. Nessun dio, nessun uomo e nessuna donna può domare questo rito di passaggio. La vita si rimescola tempestosamente come nel calderone mitico che rappresenta il grembo della dea. Eppure, uomini e donne cercano di placare questo processo inarrestabile. In una poesia intitolata Mor Hatching, il poeta irlandese contemporaneo Nuala Ni Dhomhnail si rivolge all’anziana madre con tutta la reverenza e l’ ambivalenza di un antico Celto:
Ti dico, scarmigliata,
che verdi serpenti
usciranno dal tuo grembo
se continuerai a covare
questo nocciolo avvelenato
per un giorno ancora.
Raccogli per te stessa,
come un ape,
le ore che stanno sbocciando
nella luce pungente del sole,
e che maturano nel calore.
Raccoglile. ..
e da esse crea
giorni di miele.
Una delle incisioni laterali del bacile di Gundestrup rappresenta una grande figura, probabilmente divina, ferma davanti a una processione di guerrieri celtici. La divinità sembra bagnarli uno dopo l’ altro e toglierli dal calderone come per riportarli in vita.