La casa dal tetto di paglia della famiglia Froud si trova nascosta nell’edera, lungo una tranquilla via di campagna nel West Country inglese. La sua vecchia porta d’ingresso, con un battiporta a forma di Goblin, è sicuramente un ingresso nel mondo del Piccolo Popolo.
Gli interni sono tipici delle case incantate che si trovano di solito solo nei libri di fiabe: piena di mobili medievali intagliati e arazzi, costumi, maschere, vecchi libri, burattini e oggetti di scena da film.
Fate, folletti, trolls e elfi sembra ti scrutino dai dipinti di Brian appesi alle pareti, le bambole magiche e sculture create da Wendy danzano assieme a te.
Brian è nato nell’Hampshire, cresciuto nel Kent e ha studiato al Maidstone College of Art. Il suo profondo legame con il piccolo Popolo e il folklore si è sviluppato fin da studente quando si è imbattuto in un libro illustrato da Arthur Rackham nella biblioteca del college. I folletti di Rackham, le fate, le ondine e gli esseri degli alberi risvegliano l’interesse di Brian per i miti e le leggende che aveva amato nell’infanzia.
Cominciò a studiare il folklore della Gran Bretagna, e poi i racconti di altre terre, affascinato dai modi in cui le tradizioni magiche di tutte le culture condividevano radici comuni.
Quando lasciò il college, Brian trascorse cinque anni a Londra lavorando nel settore dell’illustrazione commerciale, ma continuò a dipingere immagini mitiche e a sviluppare un suo stile.
(Questo primo lavoro è stato pubblicato in Once Upon a Time e The Land of Froud, entrambi della Peacock Press di David Larkin.)
Nel 1975, Brian si trasferisce da Londra in un piccolo villaggio del Devon ai margini di Dartmoor, condividendo una casa con l’illustratore Alan Lee e la sua famiglia. Ispirati dai boschi e dall’antico paesaggio mitologico della brughiera del Devon, i due giovani artisti collaborarono alla realizzazione di “Faeries”, un libro illustrato sule tradizioni del Piccolo Popolo in Inghilterra. Questo meraviglioso e rivoluzionario volume divenne rapidamente un best-seller internazionale. Da allora ha influenzato artisti, scrittori di tutto il mondo anche nei decenni successivi.
Le fate e i folletti di Brian e il suo mondo visionario, hanno talmente colpito il regista americano Jim Henson (creatore dei Muppets) a tal punto da invitarlo a New York per realizzare due lungometraggi: “the Dark Crystal” e “Labyrinth”. I film sono stati rivoluzionari, pionieristici e innovativi nel settore del design di puppets e degli effetti speciali. Fu sul set di “The Dark Crystal “che Brian conobbe Wendy, che realizzò “gelfling” e altre magiche creature per il film.
Wendy è nata e cresciuta a Detroit, Michigan. “Entrambi i miei genitori erano artisti”, dice. “Hanno costruito bambole e giocattoli per tutta vita.
All’età di circa cinque anni, non appena ho utilizzato una aspirapolvere e pezzi di scampoli di tessuto per realizzare tipi di bambole che non riuscivo a trovare nei negozi: centauri, satiri, fauni, unicorni e fate. Volevo far parte di un regno magico e così ne ho creato uno solo per me”.
Wendy ha studiato musica e teatro all’Interlochen Arts Academy, poi design di tessuti, gioielli e ceramiche al The Center for Creative Studies di Detroit. Dopo la laurea, si è trasferita a New York City e ha trovato un lavoro che ha sintetizzato tutti i suoi studi: lavorare come scultrice e produttrice di marionette nel negozio di Jim Henson. Wendy ha realizzato diversi progetti con Henson, realizzando pupazzi per The Muppet Show e The Muppet Movie, e il prototipo originale per Yoda in Star Wars.
Fu sul set di The Dark Crystal, tuttavia, ritornarono alla mente prepotentemente i suoi ricordi delle leggende mitologiche, che trovò la sua più grande soddisfazione, lavorando con la timida ma brillante artista inglese delle fate.
Si sposò con Brian durante le riprese di The Dark Crystal, era incinta quando iniziarono i lavori sul set di Labyrinth e subito dopo diede alla luce il figlio Toby. Una coincidenza perfetta!
Toby ebbe un ruolo nel mitico film: interpretò il bambino rapito dal Re dei Goblin (David Bowie) e salvato dalla sorella (Jennifer Connelly).
Dopo la realizzazione dei film, la famiglia Froud tornò, al villaggio di Brian, a Dartmoor. Hanno ristrutturato una casa in campagna: un edificio in granito di paglia risalente al Medioevo, costruito su vecchie fondamenta sassoni. In questo luogo magico, le sale traboccano di fate, folletti, troll, giocattoli antichi. Brian ha allestito uno studio di pittura in una grande stanza su un lato del salone centrale della casa, mentre Wendy ha creato due spazi di lavoro: un laboratorio di bambole nella mansardadella casa e uno studio di scultura nel giardino.
Anche se i Frouds non hanno mai abbandonato del tutto il cinema, durante gli anni in cui Toby era giovane hanno scelto di vivere nel Devon, concentrandosi nella creazione artistica ispirata a miti, leggende e fiabe.
Mentre Brian dipingeva fate e folletti, Wendy ha forgiato creature in forma tridimensionale, di gesso, resina, stoffa, piume, foglie e numerose altri materiali – mescolando materiali artistici tradizionali con oggetti trovati nei boschi del Devon. Una parte dell’arte di Wendy si è fusa ed è in dialogo con le opere, dipinti e schizzi di Brian.
“Sono stato ispirato dalle immagini dei miti celti fin da quando mi sono imbattuto la prima volta in un libro dell’artista Rackham”, racconta Froud, “ma tutto è cambiato da quando mi sono trasferito da Londra a Dartmoor. Mentre camminavo attraverso i boschi e nella brughiera, ho guardato attentamente gli alberi, le rocce e le colline e ho piano piano ho iniziato a leggerne l’anima in quelle forme, che si sono trasformate in fate, folletti, troll e altri spiriti della natura.
“Dopo che io e Alan pubblicammo Faeries, lui passò dal folklore per illustrare Tolkien e altre opere letterarie – ma scoprii che la mia incursione nel Regno delle Fate era appena iniziata. Gli esseri fatati continuavano a prendere vita ancora oggi sotto la mia matita. Avevo attirato la loro attenzione, e non avevano ancora finito con me”.
“Sono spesso chiamato un pittore ‘fantasy’,” nota Brian, “ma questo non è molto preciso. Il mio immaginario deriva dal mito, dal folklore e dalla vecchia tradizione narrativa orale, non dalla letteratura fantasy; e anche se in gioventù ho fatto qualche illustrazione commerciale, ora non mi vedo come illustratore. Pubblico libri, ma i dipinti in essi sono visioni ed espressioni personali, non illustrazioni di storie altrui. Le immagini vengono prima di tutto, e il testo risponde alle immagini, non il contrario. Devo confessare che, a differenza di Wendy, raramente leggo fiction. La maggior parte della mia lettura è saggistica: storia, mitologia e simili. Preferisco l’incanto di una storia raccontata a una storia scritta. Nella tradizione orale, dove le storie sono raccontate intorno al camino in penombra, le parole sono vive: lasciano le labbra, entrano nell’aria, e prima di cadere ed essere udite si trasformano in magia. Non sono immobili; cambiano in base a chi le racconta, e da ascoltatore ad ascoltatore.
Il lavoro che faccio oggi raccoglie ancora quel tipo di sfida: disegnare cose che normalmente sono al di là della percezione umana, trasformando il mondo invisibile dei Faerie in visibile. Si può incontrare il mito ogni giorno nella vita, ne siamo circondati, nei paesaggi intrisi di storia e vecchie storie come il Dartmoor.
Se svolgo bene il mio lavoro, non solo il mito diventa visibile all’interno di un quadro, ma quella pittura diventa una porta d’ingresso in un nuovo modo di guardare il mondo. Ti giri e guardi la terra che ti circonda, e cominci a vedere i volti tra gli alberi e le fate che fluttuano nell’ombra”.
Qual è la cosa più difficile che trovi nel rappresentare il tuo mondo nelle tue opere?
Brian riflette sulla domanda, poi risponde: “La parte più difficile – o una delle parti più difficili, è che devo convincere lo spettatore che quello che ho raffigurato è reale. Quando Cocteau stava realizzando il suo film classico Beauty & the Beast, cercava di portare “il soprannaturale nel realismo” in altre parole, fondeva elementi fantastici con immagini della vita di tutti i giorni, che davano forza al primo e incanto al secondo. Penso che questo sia importante, non importa quale sia il mezzo: pittura, scrittura, cinema. Il realismo come base diventa un gancio per afferrare la magia.
“Per ottenere il ‘soprannaturale nel realismo’, di solito inizio a comporre i miei dipinti più grandi e complessi con un’immagine umana”, spiega. La familiarità della forma umana fornisce una fonte di paragone e un riferimento; e poi, mentre proseguiamo nel nostro viaggio intorno all’immagine, ci sono i seguenti elementi: “La familiarità della forma umana fornisce una pietra di paragone e un riferimento.
Poi mano a mano che proseguo nel lavoro di costruzione dell’immagine, si trasforma diventa sempre più strana, allora ho la certezza che questi esseri sono proprio vivi. Le distorsioni nelle forme e volti sono intenzionali, non solo un errore nel disegno. Ogni distorsione nei miei dipinti ha in realtà un significato preciso. Nella tradizione, si scopre spesso che le fate hanno qualche vistoso difetto di forma: alcuni hanno il dorso cavo o allungato, altri hanno piedi di capra o di leone. Teste, mani e piedi sono spesso enormi in proporzione al resto del corpo. Ciò è dovuto alla natura plastica delle forme fatate, che spesso si intravedono in stati di transizione da una forma all’altra.
“Inizio ogni dipinto disegnando una griglia geometrica basata sulla Sezione aurea, un sistema di proporzioni e prospettiva sviluppato dagli antichi greci. La griglia è composta da cerchi, triangoli e simili, e dove queste forme si incrociano inizio a collocare le figure principali. Ciò conferisce al “caos” di un dipinto ricco una forte struttura di ordine. La figura umana centrale è generalmente basata su una fotografia
Scatto le mie fotografie di modelli ad amici e vicini in generale. Le immagini che circondano la figura centrale sono sempre in relazione con essa. Queste sono spesso tratte da schizzi che ho realizzato in precedenza: ho molti, molti quaderni pieni.
“Cerco sempre creare il disegno velocemente schizzandolo. E anche quando ho quasi terminato l’opera mi sforzo di mantenere quella velocità nel realizzarlo e un senso di … mistero. Trovo che nel genere fantasy, troppi giovani pittori dipingano troppo i loro quadri; sono un po ‘troppo … eccessivamente lavorati per i miei gusti. Sono troppo luminosi e brillanti. L’artista cura ogni dettaglio – il che non mi permette di entrare nel loro mondo, il mio occhio scivola direttamente su quella superficie lucida.
Desidero che un dipinto fornisca solo le informazioni sufficienti affinché l’immagine abbia un senso; lo spettatore ci deve mettere se stesso. In questo modo, il quadro prende vita. Diventa parte di un racconto, una comunicazione. La pittura ti lascia qualcosa dentro, dove può crescere e tu puoi crescere “.
Nonostante il successo mondiale di Faeries e l’enorme plauso ricevuto per i film di Henson, ci si stupisce nello scoprire che a Brian sono voluti più di dieci anni per trovare un editore per pubblicare i suoi lavori successivi.
“Molte volte ho pensato di essere pazzo a continuare a dipingere fate”, ricorda. “Ma ero spinto a farlo. Avevo una visione e non riuscivo a lasciarla morire. Così mi sono detto: cosa devo fare per convincere un editore che c’è un pubblico per quest’arte? Ho deciso che un approccio umoristico avrebbe potuto convincerli. Fu allora che venne in mente l’idea di realizzare “Pressed Fairy Book di Lady Cottington “.
Questo volume racconta la storia di una giovane donna vittoriana che “pressava” le fate tra le pagine di un libro, proprio come i suoi compatrioti pressavano e raccoglievano fiori. Con i disegni di Brian e il testo di Terry Jones (della fama di Monthy Python), il libro è assolutamente eccezionale … e, come Faeries, è diventato un best-seller”.
Con sollievo Brian, aveva finalmente dimostrato che c’era davvero un pubblico per la sua arte.
Seguirono altri libri della serie di Cottington: Pressed Fairy Letters di Lady Cottington, Lady Cottington’s Fairy Album, Strange Staines & Mysterious Smells e, più recentemente, The Pressed Fairy Journal di Madeline Cottington. L’ultimo volume è stato scritto da Wendy, un’autrice tanto raffinata quanto una scultrice, che racconta la storia di questa pazza famiglia di cacciatori di fate dall’epoca vittoriana a oggi.
Il successo delle “fatine pressate” permise a Brian di realizzare altri suoi dipinti del regno fatato, raccolti in libri come Good Faeries / Bad Faeries, The Runes of Elfland, e Brian Froud’s World of Faerie, una grandiosa rappresentazione della sua arte. Sebbene meno stravaganti della serie Cottington, questi volumi hanno anche un lato umoristico. “Proprio come la vecchia tradizione fatata”, osserva, “muovendosi avanti e indietro tra la luce e l’ombra.”
Nel frattempo, Wendy creava opere d’arte per mostre, insegnava, scriveva e pubblicava libri magici per conto suo: la serie per bambini Old Oak Wood (A Midsummer Night’s Faery Tale, The Winter, The Faeries of Spring Cottage) e The Art of Wendy Froud.
E’ stata coinvolta da Brian anche nella stesura come ghost writer dei testi. E’ nata così una fusione tra i due artisti che ha portato alla nascita di Trolls e Faeries ‘Tales, splendide edizioni progettate da Brian, scritte da Wendy e con disegni di entrambi.
Da allora molti altri progetti televisivi e teatrali sono nati ma rallentati dalla pandemia del Covid-19. Brian e Wendy hanno trascorso i mesi di isolamento nella casa a Dartmoor, godendosi una rara pausa nelle loro vite. Si sono impegnati, come sempre, a osservare la terra, i suoi spiriti e le storie del mondo attorno a loro.
Alla fine della nostra intervista, Brian si siede e riflette sul suo lungo viaggio con le fate: “Dopo tutti questi anni passati a disegnare, dipingere e scolpire, a Wendy e a me viene spesso chiesto se ‘crediamo’ nelle fate. La migliore risposta che posso dare è che non ho molta scelta se credere loro o no, perché sembrano insistere perché io li dipinga. Dipingo per intuizione e le fate continuano ad apparire sulla pagina davanti a me. Intendiamoci, non è che giaccio su una sedia aspettando che l’ispirazione arrivi – dipingere è una disciplina e sono nel mio studio a lavorare regolarmente tutti i giorni dalle 9 alle 5. Ma il lunedì successivo spesso non sono sicuro di cosa farò in quella giornata. Tirerò fuori i miei strumenti, mi metterò al lavoro e qualcosa mi chiederà di nascere – qualche creatura si formerà sulla pagina davanti a me, dicendomi: Ciao! “
“Le fate sono spiriti della natura”, osserva Wendy. “Incarnano le forze selvagge, misteriose e spirituali che si trovano nella natura e ci aiutano a riconnetterci con la meraviglia e il mistero dentro la nostra stessa anima. I nostri antenati hanno tramandato queste storie e immagini per centinaia, migliaia di anni. Come artisti, Brian e io facciamo semplicemente parte di una lunga tradizione: dare nuova vita a vecchi racconti e trasmetterli alle generazioni a venire. Guardo le mie sculture e le vedo come segnali o passaggi per andare nei reami fatati. Mi piace pensare che possano aiutare le persone a trovare a modo la strada di quel regno.“
Recentemente, i due artisti hanno avuto un anno impegnativo presso gli studi cinematografici vicino a Windsor per lavorare a The Dark Crystal: The Age of Resistance, un tour-de-force. Toby, cresciuto e lui stesso regista e burattinaio cinematografico, è stato il supervisore del design per The Age of Resistance
“Le culture tradizionali hanno sempre riconosciuto e onorato gli spiriti animati della terra”, aggiunge Brian, “ma nella cultura occidentale ci siamo dimenticati … a nostro rischio e pericolo. Ora stiamo iniziando a l’importanza di avere un rapporto con Madre Terra … e che le vecchie storie e le immagini mitiche possano aiutare questo processo di consapevolezza e conoscenza “.
“In altre parole”, dice Wendy con un sorriso, “abbiamo bisogno delle fate, soprattutto adesso. Quindi Brian e io continueremo a raccontare le loro storie, per tutto il tempo che vorranno.”
Testi intervista e progetto di Terri Windling (writing & art by Terri Windling) che ringrazio .
Terri thank you for your precious words that become dreams.
Author Biography
I dipinti, i disegni, le sculture e le fotografie di cui sopra sono di proprietà di Brian e Wendy Froud e non possono essere riprodotti senza il loro permesso; tutti i diritti sono riservati agli artisti.
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