Le conifere sono completamente dominate da Saturno, le cui energie inibiscono il processo di crescita, contraggono la sostanza e induriscono la forma. Anche il modo in cui i rami delle conifere sono disposti attorno al tronco, simile a quello in cui gli aghi si dispongono attorno ai rametti, ne è un’ulteriore espressione. Le conifere non si estendono nello spazio come fanno le grandi latifoglie, ogni ago si ritaglia il più piccolo spazio possibile per entrare in contatto con l’ambiente circostante. Che Saturno governi le conifere è dimostrato dal fatto che molte di esse raggiungono la maturità sessuale solamente dopo che il pianeta ha compiuto un giro completo (circa 30 anni).
I ritmi lenti di Saturno garantiscono loro un’esistenza lunga. E con la loro forma contenuta e aspra, possono avventurarsi nel profondo dell’inverno, sulle montagne, e più a nord di qualsiasi altro albero o arbusto. L ‘abete bianco e l’abete rosso appartengono alle montagne. Non molti altri alberi oserebbero avventurarsi in quelle alte regioni che sono, in un certo senso, più vicine a certe forze celesti che alla Terra.
Le antiche culture ritenevano che il piano divino si manifestasse dall’alto verso il basso. Le divinità greche dell’Olimpo e gli Asi Teutonici sono descritti come residenti in luoghi elevati.
Nei boschi di conifere lo spirito di gruppo dell’intero bosco è più sviluppato della driade individuale dell’albero. Nei boschi decidui delle pianure, l’individualismo è molto più sviluppato. Per questo il signore del bosco d’abeti è così spesso dipinto con un abete sradicato sotto il braccio: non è uno spirito della tempesta sconsiderato e distruttivo che uccide una piccola e innocente driade dell’abete. Al contrario, i giganti delle rocce, i possenti esseri della tempesta e del vento, e i potenti deva o ent di gruppo delle conifere sono più uniti di quanto si possa immaginare.
A volte un singolo abete, rosso o bianco, raggiunge un’età e un’altezza straordinarie, e sono state proprio queste caratteristiche a rendere famosi questi alberi. Ad alberi del genere veniva spesso attribuito un nome proprio, talvolta molto semplice come “Il Vecchio Abete”’. Nel XIX Secolo a Tarssok, in Russia viveva ancora uno di questi alberi. Quando alla fine morì, la gente del luogo si rifiutò di trarre qualsiasi profitto dalla vendita del suo enorme tronco, e donò il denaro al popolo!
Quando l’abete rosso o quello bianco abbandonano le montagne per avventurarsi in boschi misti a medie altitudini, i loro deva si aspettano esperienze diverse. Secondo la natura del bosco, socializzano di più con altre specie e si aprono, trasmettendo attraverso la loro coscienza sognante parte del mondo degli esseri elementali (rocce, vento, neve) alla vita vegetativa. Ma non possiamo sederci sotto un abete come ci sederemmo sotto una quercia o un faggio delle stesse età e dimensioni.
La loro aura è più densa ed è più difficile contattarli, perché hanno ritirato tanta della loro vita ( compresa gran parte del processo di fioritura) all’interno. Ciò nondimeno, camminare dentro un bosco naturale di conifere ha su di noi un forte effetto: ci lascia sentire la profondissima calma, pace, durata e maestosità dei processi che accadono nelle regioni montane della terra. Essendo così legato al mondo fisico, l’abete ha anche un forte effetto fisiologico su di noi: le emanazioni degli oli balsamici danno tono ai nostri polmoni, anche se camminiamo semplicemente in un bosco profumato.
Al giorno d’ oggi le conifere di montagna hanno subito una grande violenza quando si è preteso di farle crescere in grandi monocolture e in regioni completamente inadatte a esse (basse altitudini, inverni umidi e miti). Cosa ancora peggiore, a nessuna di esse è permesso di raggiungere almeno la maturità, per non parlare della vecchiaia.
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