Molte virtù magiche contrastanti vengono attribuite al tasso, la pianta che, nelle sue varietà, cresce spontanea nelle zone montane, adibita a uso ornamentale in diversi luoghi.
Il tasso viene definito in modo assai poco simpatico “albero della morte”. C’è chi afferma che ciò è dovuto al fatto che alcune varietà sono usate per recingere cimiteri, e chi invece, più realisticamente, si richiama alla sua velenosità. In verità i due concetti si integrano: proprio perché tiene lontani i ruminanti e gli animali in genere, il tasso viene adoperato, tra l’altro, come pianta ornamentale non troppo allegra.
Sulla scia della superstizione legata ai luoghi di sepoltura, c’è ancora chi dice che la pianta “spaventa il diavolo”: in realtà tale potere le viene attribuito dalla magia bianca, soprattutto in Gran Bretagna. Fino a poco tempo fa c’era chi credeva, in Scozia, che bastasse tenere in mano un ramo del tasso raccolto nel cortile di una chiesa per lanciare ad un avversario insulti e accuse senza che quest’ultimo le udisse, mentre venivano chiaramente percepite da tutti gli altri quando l’individuo così attaccato era veramente colpevole.
Presso molte genti, anche nella più remota antichità, il tasso godeva invece il rispetto generale: non soltanto era simbolo di forza, ma si asseriva che, accostato ad un arto rotto, favorisse la guarigione della frattura. Questo divenne comprensibilissimo quando si pensa che la pianta era abbondantemente usata per la fabbricazione di armi e che la flessibilità dei suoi rami era paragonata a quella di un corpo sano.
In alcune religioni inglesi è ancora viva l’usanza di appendere alcune foglie di tasso al collo dei neonati, appunto per allontanare da loro gli incantesimi. Una curiosa pratica magica per far sparire i porri consiste nel pungerli con uno spillo e conficcare poi quest’ultimo nel tasso: in tal modo l’escrescenza verrebbe trasferita alla pianta.
Nel medioevo si riteneva che le ulcerazioni potessero essere guarite applicando una poltiglia ricavata dal tasso e bollita.